Molte delle persone che si presentano in studio si aspettano da me una soluzione rapida ai loro problemi. Come se io fossi una sorta di maga, un qualche tipo di medico dell’anima che prescrive parole miracolose. Ma io sono una psicoterapeuta e queste cose non le so fare, non le posso fare e, soprattutto, non le voglio fare. Il mio lavoro consiste in un supporto, nell’aiuto che posso dare alle persone nel cercare delle prospettive diverse, fornendo degli strumenti nuovi e, semplicemente, offrendo uno spazio dedicato esclusivamente alla persona, magari per la prima volta nella sua vita.
Ci sono sofferenze che sono state costruite nel corso di molti anni e necessitano di tempi lunghi per essere smantellate. Io posso assicurare che si può fare, che si può stare meglio e che le cose non devono per forza andare sempre nello stesso modo. Ma è un lavoro che non posso fare da sola.
Si chiama “relazione terapeutica” proprio perché richiede la presenza e la collaborazione di più soggetti: lo psicologo ed il paziente. Entrambi sono persone, esseri umani, soggetti protagonisti della loro storia di vita.
Entrambi fallibili, fortunatamente.
Perché accettare la possibilità di sbagliare è proprio ciò che ci permette di provare, di tentare ancora e di esplorare nuove strade. In fondo, fin da quando abbiamo imparato a camminare, siamo i protagonisti di un processo di crescita che procede per prove ed errori.
E allora impariamo a mostrare le nostre debolezze, accettiamo i nostri sbagli ed osserviamo i nostri problemi come opportunità. Come trampolini di lancio verso quel cambiamento che stiamo desiderando.
E i cambiamenti richiedono impegno.
I cambiamenti richiedono coraggio.
I cambiamenti richiedono tempo.
I cambiamenti provocano sofferenza.
I cambiamenti portano a grandi soddisfazioni.
Per questo, come psicoterapeuta, non posso fornirvi una soluzione rapida e miracolosa.