Anziani: la demenza è un deterioramento cognitivo globale, cronico e generalmente irreversibile causato da cambiamenti strutturali nel cervello. Può insorgere a qualunque età ma colpisce principalmente gli anziani e compromette progressivamente l’autonomia della persona. Attualmente è causa di più della metà delle istituzionalizzazioni nella terza età.
Le demenze si possono classificare in diversi modi:
- Di tipo Alzheimer o di tipo non-Alzheimer
- Corticale o sottocorticale
- Irreversibili o potenzialmente reversibili
- Comuni o rare
Tuttavia è importante non confondere quella che può essere una forma di demenza con altri disturbi delle funzioni cognitive:
- La depressione può creare un quadro molto simile alla demenza (precedentemente definita pseudodemenza) e le due patologie spesso coesistono. Tuttavia, la depressione può essere il primo sintomo con cui si manifesta la demenza.
- La compromissione della memoria associata all’età si riferisce alle variazioni cognitive che si verificano con l’invecchiamento ed è importante ricordare chequesti cambiamenti non sono demenza. Gli anziani hanno una carenza relativa nelle capacità mnesiche, in particolare nella velocità di richiamo dell’informazione, soprattutto se il confronto viene fatto rispetto a quando erano giovani. Tuttavia, questa modificazione non influisce sul funzionamento della vita quotidiana.
- Il deterioramento cognitivo lieve (MCI) provoca una maggiore perdita di memoria rispetto alla compromissione della memoria associata all’età; a volte le altre funzioni cognitive e la memoria sono peggiori nei pazienti con questo disturbo rispetto ai controlli di pari età, ma il funzionamento quotidiano non è in genere interessato.
- I farmaci, in particolare le benzodiazepine e gli anticolinergici (es: alcuni antidepressivi triciclici, antistaminici, antipsicotici, benztropina), possono temporaneamente causare o peggiorare i sintomi della demenza. Un’insufficienza renale o epatica di nuova insorgenza o progressiva può ridurre l’eliminazione dei farmaci e causare tossicità anche dopo anni di assunzione di una dose fissa di un farmaco (p.es., di propranololo).
- L’alcool è una tra le sostanze più tossiche, e per questo potrebbe, in seguito a un abuso, oltrepassare le membrane cellulari e provocare lesioni e, in casi più gravi potrebbe portare alla distruzione delle cellule cerebrali. Quando si è ubriachi l’alcool raggiunge il cervello dove, col tempo, si verifica una perdita della sostanza grigia e necrosi di alcuni neuroni. L’alcool col tempo provoca una perdita della coordinazione motoria e distorsioni a carico del sistema percettivo, soprattutto visivo, ma anche uditivo e somatosensoriale.
La figura dello Psicologo esperto in Neuropsicologia è fondamentale per effettuare una valutazione accurata al fine di identificare le cause di un eventuale malfunzionamento cognitivo e, quando possibile, progettare un programma di intervento.
“Più usi il cervello, più cervello avrai da usare” (George A. Dorsey)