Almeno una volta nella vita è possibile che abbiate sperimentato anche voi il brivido di essere invitati ad una rimpatriata degli ex compagni di scuola.
Tendenzialmente, mi vengono in mente almeno 4 tipologie di persone e di possibili reazioni all’evento:
- Il sempreverde: quello che riusciva in ogni cosa, che mangiava senza ingrassare, che non aveva mai un brufolo in faccia e che era conosciuto da tutta la scuola. Adesso dirige un’azienda e si sente affermato. Probabilmente accetterà di partecipare, a patto che non abbia niente di meglio da fare.
- Il brutto anatroccolo: dai tempi della scuola ha tolto l’apparecchio, si è iscritto in palestra, ha messo su una famiglia ed è soddisfatto del suo lavoro. Lui non vede l’ora di rivedere tutti i suoi ex compagni e di assaporare l’espressione stupita ed ammirata sulle loro facce.
- Il liceale incallito: era bello, simpatico e ricercato da tutti. Ma continua a fare l’eterno adolescente, non ha concluso nulla e non ha ancora ben capito che cosa stia cercando nella vita. Andare alla rimpatriata è molto rischioso per lui, perché potrebbe frantumare in un attimo anni di ricordi gloriosi.
- Quello lì: era l’emarginato della classe e la situazione non è cambiata molto. Probabilmente si sono dimenticati di invitarlo e lo scoprirà solo all’ultimo.
A prescindere dalla vostra categoria di appartenenza, al momento dell’incontro con i vostri ex compagni cercherete di presentare la migliore versione di voi stessi, di lasciare a casa tutti i vostri problemi e di omettere o mentire su alcuni dettagli della vostra vita.
Stare sui social è come partecipare ogni giorno ad una rimpatriata della scuola.
Se, da un lato, questi strumenti favoriscono la connessione tra le persone e forniscono opportunità di supporto sociale, la maggior parte delle ricerche indica come l’uso dei social sia sempre più associato ad esiti negativi, come invidia, gelosia, diminuzione dell’autostima e del benessere soggettivo, aumento del senso di solitudine e di isolamento sociale, depressione.
Nonostante ciò, l’uso dei social è in continuo aumento e si stima che la maggior parte degli utenti di Facebook, Instagram, Snapchat e YouTube trascorra una media di due ore al giorno su questi siti (Clement, 2020).
L’impatto negativo dei social sembra essere legato ai processi comparazione delle persone: gli “altri” sembrano avere vite più interessanti, più felici, più realizzate delle nostre, e questo ci fa sentire in difetto, abbassando il nostro tono dell’umore e diminuendo il nostro benessere generale.
Sebbene le persone non abbiano la tendenza a pubblicare informazioni false su se stesse, tendenzialmente operano una selezione delle informazioni migliori e sono più propensi a condividere contenuti positivi rispetto a quelli negativi. Di conseguenza, le nostre bacheche sono piene delle eccitanti attività sociali dei nostri contatti piuttosto che delle loro giornate noiose o tristi.
Uno studio del 2017 che indagava i paragoni basati sull’aspetto fisico ha scoperto che le donne tendono a fare più paragoni con dei modelli di bellezza estremamente elevati sui social rispetto alla vita reale, valutando poi in modo negativo il proprio livello di attrattività.
In generale, ma ancora di più sui social, abbiamo la tendenza a paragonarci con chi sembra stare meglio di noi e avere vite più intense ed interessanti. Inoltre, gli individui con una bassa autostima patiscono i paragoni con gli altri non perché identificano molti aspetti in cui si ritengono inferiori, ma perché ne trovano pochi nei quali percepiscono di essere superiori.
In media tendiamo a paragonarci agli altri circa 8 volte ogni 20 post, ma le persone con bassa autostima lo fanno con ancora maggiore frequenza ed in modo più estremo.
I principali paragoni, in ordine di percentuale, vengono fatti sulla base di:
aspetto fisico
popolarità
vacanze
attività ricreative
successi accademici e lavorativi
personalità
I post positivi che vediamo sulle bacheche degli altri ci spingono a confrontarci con loro e a sentirci peggio con noi stessi. Più è distante da noi il contenuto visualizzato, più negativo è l’impatto sulla nostra autostima.
Trascorrere 10 minuti su un social media, rispetto a qualunque altra attività, aumenta le possibilità di effettuare dei paragoni sociali e di farci sentire peggio.
Ma allora perché ci sembra di non poterne fare a meno?
Le piattaforme dei social sono realizzate apposta per attirare la nostra attenzione, per tenerci online, per inchiodarci a lungo a scorrere col dito sullo schermo e per controllare continuamente eventuali notifiche. È proprio in questo modo che le società fanno soldi grazie alle pubblicità che ci propongono.
Così come la dipendenza da alcol, nicotina o droghe, l’uso dei social può creare una dipendenza di tipo psicologico. Ogni like, ogni commento, ogni condivisione agiscono da rinforzo attivando il rilascio di dopamina nel cervello, esattamente come una slot machine al casinò. Più veniamo premiati e più vogliamo giocare, anche se ciò può arrivare a compromettere vari aspetti della nostra vita.
In certi casi possiamo aver paura di esserci persi dei contenuti interessanti, un messaggio di lavoro o una notizia di rilievo e ci ritroviamo a controllare costantemente lo schermo del nostro cellulare.
In altre occasioni, il telefono ci aiuta in momenti di disagio che non sappiamo come gestire; un tempo sull’ascensore con degli sconosciuti si parlava del meteo, oggi si controlla la bacheca di Facebook.
Ci sono anche dei momenti nei quali utilizziamo i social come un’auto-terapia per distrarci in momenti di tristezza o di noia.
Sicuramente ognuno di noi è diverso e non è possibile stabilire un quantitativo di tempo adeguato per tutti de trascorrere sui social. Tuttavia ognuno di noi può interrogarsi sugli effetti che questi strumenti hanno sulla propria vita e sul proprio umore:
Mi distrae da ciò che devo fare (studio, lavoro, ecc)?
Mi sento spesso invidioso, arrabbiato o depresso dopo aver visto la mia bacheca?
Posto contenuti solo per far ingelosire gli altri?
Controllo i social anche quando sono con amici e parenti?
Mi paragono spesso agli altri che vedo online?
Non ho mai un momento per stare da solo con i miei pensieri?
Faccio cose solo per ottenere dei like?
Ho problemi a dormire?
Mi sento in ansia se non posso usare il cellulare?
Che cosa possiamo fare?
Uno studio del 2018 condotto dall’Università della Pennsylvania ha scoperto che riducendo l’uso dei social a 30 minuti al giorno si registra un abbassamento significativo dei livelli di ansia, depressione, solitudine e insonnia. Tuttavia non è necessario tagliare drasticamente il tempo dedicato ai social, quanto più migliorarne l’uso, diventandone più consapevoli.
Ecco cosa possiamo fare:
tracciare la nostra attività sui social mediante specifiche app
spegnere il cellulare in determinati momenti della giornata, ad esempio quando stiamo guidando, in palestra, a cena con amici o mentre giochiamo con i nostri figli
non portare i dispositivi a letto
disabilitare le notifiche dai social per ridurre la tentazione di guardarli continuamente
La prossima volta che apriamo un social proviamo ad interrogarci sul motivo per cui lo stiamo facendo, se lo stiamo usando in sostituzione alla vita reale o se ci serve per sentirci meno annoiati, tristi o soli. Chiediamoci anche come ci fa sentire e se ci piace la sensazione che stiamo provando.
Ricordiamoci che le nostre bacheche ci offrono una visione parziale ed edulcorata delle vite degli altri e che la vita vera è spesso molto distante dalle foto con i filtri e le faccine felici.
“Nessuno può farti sentire inferiore senza il tuo consenso”
(Eleanor Roosevelt)
Chiara Bosia
Psicologa Psicoterapeuta