Fa caldo e la mascherina è scomoda. Gli occhiali si appannano, il naso suda e la bocca si asciuga mentre respiriamo il nostro stesso fiato. Certe volte la comunicazione con le persone è più difficile e siamo privati di una parte espressiva fondamentale del nostro volto.
La mascherina è fastidiosa, eppure dobbiamo indossarla.
“Io sono claustrofobico” mi hanno detto in tanti “Se copro naso e bocca mi vengono gli attacchi di panico”.
Ma è davvero così? La mascherina può davvero essere la causa di un attacco di panico?
Per poter rispondere dobbiamo prima capire come nasce un attacco di panico e da che cosa dipende.
L’attacco di panico è un evento caratterizzato da un’ansia molto elevata che si manifesta con una paura improvvisa ed intensa in assenza di un reale pericolo.
I sintomi più comuni riguardano sensazioni fisiche e mentali; secondo il manuale diagnostico (DSM-5) la diagnosi di disturbo di panico è possibile se sono presenti almeno 4 dei seguenti sintomi:
palpitazioni o tachicardia
sudorazione
tremori
sensazione di fiato corto o di fatica nel respirare
sensazione di soffocamento
dolore retrosternale
nausea o dolori addominali
vertigini, sensazione di instabilità, testa leggera o sensazione di svenimento
brividi o vampate di calore
parestesie (sensazioni di formicolio o di intorpidimento)
derealizzazione (sensazioni di irrealtà) o depersonalizzazione (sentirsi separato da se stesso)
sensazione di perdita del controllo o di “diventare matto”
paura di morire
L’esperienza dell’attacco di panico è spesso molto spaventosa e traumatizzante, al punto che le persone iniziano a vivere nella paura di provare nuovamente le stesse sensazioni, sviluppando quella che viene anche definita “paura della paura”.
Quando gli attacchi diventano inaspettati e ricorrenti si parla di Disturbo da Attacchi di Panico (DAP), che è tra i più frequenti dello spettro ansioso. La preoccupazione persistente di avere altri attacchi porta ad una alterazione dello stile di vita e ad una serie di evitamenti messi in atto dalla persona nel tentativo di non trovarsi mai più nelle condizioni nelle quali è stato sperimentato il disagio. Nel DAP l’attenzione della persona è sulle sensazioni fisiche e mentali attivate dall’ansia e il nucleo del suo timore riguarda l’eventualità di morire o di impazzire o di perdere il controllo.
Facciamo un esempio per chiarire: se ho avuto un attacco di panico mentre mi trovavo in ascensore, l’istinto mi dice di non utilizzarlo più e di fare sempre le scale. Questo è quello che viene chiamato “evitamento”.
Anche se questa scelta mi sembra la migliore per evitare di stare nuovamente così male, essa comporta tutta una serie di modifiche e di limitazioni alla mia vita quotidiana, come dover affrontare nove piani per recarmi nel mio ufficio o dover percorrere a piedi la rampa delle automobili per uscire dal parcheggio sotterraneo del supermercato (esponendomi, tra l’altro, ad altri rischi per la mia incolumità).
Gli attacchi di panico si verificano quindi quando gli individui interpretano alcune sensazioni corporee e mentali innocue come segnali di un’imminente e improvvisa catastrofe.
Alcuni esempi:
SENSAZIONE | INTERPRETAZIONE |
Confusione mentale | “Sto impazzendo” |
Tachicardia | “Sto avendo un infarto” |
Fiato corto | “Sto per morire” |
L’interpretazione errata comporta un aumento dell’ansia, contribuendo ad aumentare l’intensità delle sensazioni temute e così via, fino ad innescare un circolo vizioso culminante nell’esplosione vera e propria dell’attacco di panico.
Ma quindi, tornando alla domanda di partenza, è davvero possibile che la mascherina provochi un attacco di panico?
No. Però può provocare una delle sensazioni fisiche poco gradevoli che il nostro cervello interpreta come segnale di una catastrofe imminente.
Quando sentiamo l’ansia che sale proviamo a fermarci un attimo, respiriamo con calma e distraiamo la mente. È normale che in certi momenti ci manchi un po’ il fiato. Più ci soffermiamo sulla sensazione sgradevole, più questa tenderà a crescere e a crearci disagio.
Non stiamo impazzendo, non abbiamo un infarto in corso e non stiamo per morire.
Ci manca l’aria perché fa caldo e la mascherina rende un po’ difficoltoso respirare.
Facciamo una pausa, beviamo un sorso d’acqua e sorridiamo per calmare la mente. Cerchiamo di concentrarci su altro, proviamo a stringere forte i pugni per qualche secondo e poi a rilassare le mani.
Magari l’ansia rimarrà qualche minuto a farci compagnia, ma almeno non le avremo dato in mano il controllo della nostra mente.
Chiara Bosia
Psicologa Psicoterapeuta
Torino