Spesso le persone che si rivolgono ad un terapeuta si sentono come frantumate o danneggiate e temono di non poter più tornare ad essere com’erano prima. La vita ci pone infatti davanti a situazioni ed esperienze che sembrano mandarci in pezzi senza possibilità di recupero.
Iniziare una psicoterapia è un po’ come decidere di raccogliere questi cocci e incominciare a rimetterli insieme, consci che il risultato finale sarà diverso da ciò che si era prima, ma anche più forte e unico.
In questo il percorso terapeutico ricorda il kintsugi (金継ぎ) o kintsukuroi (金繕い, letteralmente “riparare con l’oro”, ovvero l’antica arte giapponese usata per aggiustare gli oggetti in ceramica.
In Giappone, quando un oggetto in ceramica (di norma il vasellame) si rompe, lo si ripara con l’oro, poiché si è convinti che un “vaso rotto possa divenire ancora più bello di quanto già non lo fosse in origine”.
La tecnica kintsugi consiste nel saldare insieme i frammenti dell’oggetto usando una mistura di lacca e oro in polvere o, più raramente, argento. Lo scopo delle riparazioni eseguite con questa tecnica non è quello di nascondere il danno, ma di enfatizzarlo, rendendo il nuovo oggetto migliore di quanto non fosse prima. Rispetto ad un oggetto nuovo ed intonso, infatti, quello riparato diventa più prezioso, sia per la presenza dell’oro o dell’argento, sia per la sua unicità.
Il dolore, per i giapponesi, non incarna un sentimento vergognoso, da estirpare o da occultare, così come l’imperfezione estetica non rappresenta un elemento capace di rovinare l’armonia di una figura; le crepe dell’oggetto rotto non vanno nascoste o mimetizzate ma, al contrario, valorizzate esattamente come le cicatrici, i difetti fisici e le ferite dell’anima che fanno parte dell’uomo e della sua storia.
La vita presenta sempre delle spaccature, delle scissioni o delle fratture che ci portano a compiere nuove scelte e ad intraprendere nuovi percorsi. E, proprio come noi siamo orgogliosi di aver superato con successo delle impreviste difficoltà, così anche il vaso è fiero di mostrare i segni di ciò che ha superato con fatica.
“Il dolore fa due cose: Ti insegna, ti dice che sei vivo. Poi passa e ti lascia cambiato. E ti lascia più saggio, a volte. In alcuni casi ti lascia più forte. In entrambe le circostanze, il dolore lascia il segno, e tutto ciò che di importante potrà mai accadere nella tua vita lo comporterà in un modo o nell’altro.” (Jim Butcher)