L’acronimo ADHD sta per Attention Deficit/Hyperactivity Disorder (Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività), una sindrome complessa ed eterogenea ad insorgenza infantile, che tende però a persistere anche in adolescenza ed in età adulta. Si tratta di un disordine neurobiologico causato da alterazioni di specifiche aree del Sistema Nervoso Centrale (SNC), in particolare dei circuiti cerebrali che sono alla base dei comportamenti di inibizione e di autocontrollo.
Nel 70-80% dei casi, il disturbo coesiste con almeno un altro, aggravandone la sintomatologia e rendendo quindi complessa sia la diagnosi sia la terapia.
Per coloro che presentano tale sindrome, molti aspetti della vita quotidiana risultano essere estremamente difficoltosi. Le persone con ADHD vengono tendenzialmente considerate pigre, svogliate o disorganizzate, hanno difficoltà nelle relazioni significative e possono avere problemi a scuola e sul luogo di lavoro. Anche seguire un trattamento farmacologico o psicoterapeutico può essere complicato per loro. Se trascurati, i sintomi possono arrivare ad interferire in modo significativo con il raggiungimento degli obiettivi scolastici, lavorativi e relazionali, generando frustrazione, rabbia e alterazioni del tono dell’umore.
L’ADHD ha tre caratteristiche considerate “primarie”:
DISATTENZIONE – IMPULSIVITÀ – IPERATTIVITÀ (presente solo in alcuni casi).
Preparando i materiali per i parent training rivolti ai genitori di bambini e ragazzi con ADHD, ho più volte pensato a come spiegare in modo semplice e chiaro tutti questi aspetti. Avrei potuto fare un semplice schema o una mappa mentale, ma ho pensato che potesse essere più efficace e coinvolgente provare a spiegare la prima delle tre caratteristiche (la DISATTENZIONE) attraverso quattro oggetti:
una macchina fotografica
una clessidra
un calendario
una scimmietta
Per prima cosa ci tengo a specificare una cosa molto importante: avere l’ADHD non significa avere poca attenzione o non averne affatto.
Al contrario! Il problema di questi bambini è proprio quello di averne “troppa”, ma di non riuscire a regolarla e a direzionarla come vorrebbero.
Ma che cos’è l’attenzione?
“L’attenzione può essere definita come il sistema funzionale che consente di dirigere e focalizzare l’attività mentale secondo gli scopi prefissi”
L’attenzione è un processo cognitivo che consente all’individuo di ricevere, analizzare ed elaborare gli stimoli, per poi fornire una risposta.
Nel corso del proprio sviluppo, gli esseri umani non aumentano la capacità attentiva (il volume delle informazioni che riusciamo a gestire), bensì la sua efficienza.
Questo è parzialmente vero anche per le persone con ADHD, le quali però partono con difficoltà significative in questo ambito e sembrano sempre alla ricerca di nuovi stimoli per mantenere lo stato di attivazione.
Ma vediamo più nello specifico in che cosa consistono le problematiche di DISATTENZIONE più caratteristiche del Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività:
La macchina fotografica – ovvero la difficoltà a focalizzare l’attenzione e a selezionare gli stimoli: quando dobbiamo scattare una fotografia abbiamo bisogno di scegliere un soggetto e di metterlo a fuoco. L’ADHD rende difficile questo processo, compromettendo l’attenzione selettiva, ovvero quella abilità cognitiva che ci consente di concentrarci sugli stimoli rilevanti ignorando il resto. L’attenzione delle persone con il disturbo, invece, tende a volare via insieme ad ogni mosca che passa fuori dalla finestra.Pensate ad esempio alla fatica di queste persone per cercare un termine sul vocabolario o per svolgere la maggior parte dei compiti scolastici.
La clessidra – ovvero la difficoltà a mantenere l’attenzione resistendo alle distrazioni: nel tempo in cui la sabbia scorre all’interno della clessidra, le persone con ADHD possono cambiare attività più volte, perdendo di vista ciò che stavano facendo in precedenza. Si tratta di un problema a carico dell’attenzione sostenuta, ovvero quell’abilità che ci consente di sostenere uno sforzo cognitivo prolungato come ascoltare una lezione, leggere un libro o guardare un film. Cercare di mantenere l’attenzione con l’ADHD è come tentare di ascoltare l’autoradio quando guidiamo troppo lontani dal trasmettitore ed il segnale diventa confuso. Sentiamo qualcosa e, allo stesso tempo, perdiamo delle informazioni.
Il calendario – ovvero l’organizzazione del tempo, dello spazio e del materiale: le persone con ADHD sono tendenzialmente ritardatarie e disordinate, perdono le cose con estrema facilità e si riducono sempre all’ultimo minuto, come se non riuscissero ad iniziare un compito fino a quando non ne percepiscono l’emergenza. Hanno difficoltà a stabilire delle priorità e a definire dei piani d’azione per svolgere qualsiasi attività quotidiana.
La scimmietta – ovvero la tendenza a saltare da un’attività all’altra: le persone con ADHD hanno difficoltà di autoregolazione in vari ambiti (comportamentale, emotivo, ecc), come se nel loro cervello non smettesse mai di saltellare una scimmietta dispettosa che mette in disordine i pensieri, perde le informazioni rilavanti e fa costantemente rumore rendendo difficile concentrarsi o rilassarsi. In questo modo fanno fatica a portare a termine ciò che devono fare, iniziano mille progetti che non vengono conclusi e tendono ad abbandonare ciò che richiede uno sforzo prolungato nel tempo. La distrazione può derivare da stimoli esterni (qualcuno che entra nella stanza) o interni (sentire il bisogno o l’urgenza di fare qualcosa).
Nei prossimi articoli tratterò le altre caratteristiche primarie dell’ADHD, ovvero l’impulsività e l’iperattività.
Per il momento vi ringrazio per la lettura e vi invito a commentare, condividere esperienze o fare domande!
Chiara Bosia
Psicologa Psicoterapeuta
ADHD Piemonte